Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

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Gabriele
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Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Gabriele »

Tasic, un serbo di 19 anni, è finito su tutti i giornali del mondo perché, partito per l'America per studiare, ha preso la laurea e pure il dottorato in otto giorni? Noi italiani, di geni, ne abbiamo a migliaia. O almeno così dicono i numeri, stupefacenti, di alcune università. Numeri che, da soli, rivelano più di mille dossier sul degrado del titolo di «dottore». I «laureati precoci», studenti straordinari che riescono a finire l'università in anticipo sul previsto, ci sono sempre stati. È l'accelerazione degli ultimi anni ad essere sbalorditiva. Soprattutto nei corsi di laurea triennali, dove i «precoci» tra il 2006 e il 2007, stando alla banca dati del ministero dell'Università, sono cresciuti del 57% arrivando ad essere 11.874: pari al 6,83% del totale. Tema: è mai possibile che un «dottore» su 14 vada veloce come Usain Bolt? C'è di più: stando al rapporto 2007 sull'università elaborato dal Cnvsu, il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, quasi la metà di tutti questi Usain Bolt, per la precisione il 46%, ha preso nel 2006 l'alloro in due soli atenei. Per capirci: in due hanno sfornato tanti «dottori» quanto tutti gli altri 92 messi insieme. Quali sono queste culle del sapere occidentale colpevolmente ignorate dalle classifiche internazionali come quella della Shanghai Jiao Tong University secondo cui il primo ateneo italiano nel 2008, La Sapienza di Roma, è al 146˚ posto e Padova al 189˚? Risposta ufficiale del Cnvsu: «Stiamo elaborando i dati aggiornati per la pubblicazione del rapporto 2008. Comunque i dati sui laureati sono pubblici e consultabili sul sito dell'ufficio statistica del Miur». Infatti la risposta c'è: le culle del sapere che sfornano più «precoci» sono l'Università di Siena (494ª nella classifica di Shanghai) e la «Gabriele D'Annunzio» di Chieti e Pescara, che non figura neppure tra le prime 500 del pianeta. Numeri alla mano, risulta che dall'ateneo abruzzese, che grazie al contenitore unico di un'omonima Fondazione presieduta dal rettore Franco Cuccurullo e finanziata da molte delle maggiori case farmaceutiche (Angelini, Kowa, Ingenix, Fournier, Astra Zeneca, Boheringer, Bristol- Myers...), conta su una università telematica parallela non meno generosa, sono usciti nel 2007 la bellezza di 5.718 studenti con laurea triennale. In maggioranza (53%) immatricolati, stando ai dati, nell'anno accademico 2005-2006 o dopo. Il che fa pensare che si siano laureati in due anni o addirittura in pochi mesi. Quanto all'ateneo di Siena, i precoci nel 2007 sono risultati 1.918 su un totale di 4.060 «triennali»: il 47,2%. La metà.

Ancora più sorprendente, tuttavia, è la quota di maschi: su 1.918 sono 1.897. Contro 21 femmine. Come mai? Con ogni probabilità perché alla fine del 2003 l'Università firmò una convenzione coi carabinieri che consentiva ai marescialli che avevano seguito il corso biennale interno di farsi riconoscere la bellezza di 124 «crediti formativi». Per raggiungere i 148 necessari ad ottenere la laurea triennale in Scienza dell'amministrazione, a quel punto, bastava presentare tre tesine da 8 crediti ciascuna. E il gioco era fatto. Ma facciamo un passo indietro. Tutto era nato quando, alla fine degli anni Novanta, il ministro Luigi Berlinguer, adeguando le norme a quelle europee, aveva introdotto la laurea triennale. Laurea alla portata di chi, avendo accumulato anni d'esperienza nel suo lavoro, poteva mettere a frutto questa sua professionalità grazie al riconoscimento di un certo numero di quei «crediti formativi» di cui dicevamo. Un'innovazione di per sé sensata. Ma rivelatasi presto, all'italiana, devastante. Colpa del peso che da noi viene dato nei concorsi pubblici, nelle graduatorie interne, nelle promozioni, non alle valutazioni sulle capacità professionali delle persone ma al «pezzo di carta», il cui valore legale non è mai stato (ahinoi!) abolito. Colpa del modo in cui molti atenei hanno interpretato l'autonomia gestionale. Colpa delle crescenti ristrettezze economiche, che hanno spinto alcune università a lanciarsi in una pazza corsa ad accumulare più iscritti possibili per avere più rette possibili e chiedere al governo più finanziamenti possibili. Va da sé che, in una giungla di questo genere, la gara ad accaparrarsi il maggior numero di studenti è passata attraverso l'offerta di convenzioni generosissime con grandi gruppi di persone unite da una divisa o da un Ordine professionale, un'associazione o un sindacato. Dai vigili del fuoco ai giornalisti, dai finanzieri agli iscritti alla Uil. E va da sé che, per spuntarla, c'è chi era arrivato a sbandierare «occasioni d'oro, siore e siore, occasioni irripetibili». Come appunto quei 124 crediti su 148 necessari alla laurea, annullati solo dopo lo scoppio di roventi polemiche. Un andazzo pazzesco, interrotto solo nel maggio 2007 da Fabio Mussi («Mai più di 60 crediti: mai più!») quando ormai buona parte dei buoi era già scappata dalle stalle. Peggio. Perfino dopo quell'argine eretto dal predecessore della Gelmini, c'è chi ha tirato diritto. Come la «Kore» di Enna che, nonostante il provvedimento mussiano prevedesse che il taglio dei crediti doveva essere applicato tassativamente dall'anno accademico 2006-2007, ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: «Si comunica che, a seguito della disposizione del ministro Mussi, l'Università di Enna ha deciso di procedere alla riformulazione delle convenzioni» ma «facendo salvi i diritti acquisiti da coloro che vi abbiano fatto esplicito riferimento, sia in sede di immatricolazione che in sede di iscrizione a corsi singoli, nell'ambito dell'anno accademico 2006-2007».

Bene: sapete quanti studenti risultano aver preso la laurea triennale nell'ateneo siciliano in meno di due anni grazie ad accordi come quello con i poliziotti (76 crediti riconosciuti agli agenti, 106 ai sovrintendenti e addirittura 127 agli ispettori) che volevano diventare dottori in «Mediazione culturale e cooperazione euromediterranea»? Una marea: il 79%. Una percentuale superiore perfino a quella della Libera università degli Studi San Pio V di Roma: 645 precoci su 886, pari al 73%. E inferiore solo a quella della Tel.M.A., l'università telematica legata al Formez, l'ente di formazione che dipende dal Dipartimento della funzione pubblica: 428 «precoci» su 468 laureati. Vale a dire il 91,4%. Che senso ha regalare le lauree così, a chi ha l'unico merito di essere iscritto alla Cisl o di lavorare all'Aci?
Fonte: Corriere della Sera
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Luca Carbone
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Luca Carbone »

questa cosa mi pare un punto a favore dell'abolizione del valore legale della laurea, visto che tutti fanno letteralmente carte false pur di avere il pezzo di carta da muro...e solo quello hanno alla fine, un pezzo di carta che non simboleggia prprietà di contenuti :ugeek:
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Pier D.
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Pier D. »

E me ne ''bbinchio di farmi Sintassi Greca!!!
“Il primo ateo fu un uomo che aveva celato un delitto agli altri uomini e che cercava, negando Dio, di liberarsi dell’unico testimone a cui non poteva celarlo” - Giuseppe Mazzini
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cinzia
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da cinzia »

Purtroppo queste percentuali tenderanno sempre ad aumentare e questi casi di lauree comprate saranno sempre più diffusi, come da anni ormai....Purtroppo le persone non riescono a comprendere che è importante studiare, ma non solo per ottenere una qualifica in più o un titolo prestigioso...io sono sempre stata dell'opinione che è utile studiare per se stessi e basta...per arricchire la propria conoscienza e il proprio sapere che deve essere utile ad ognuno di noi nella vita...avere una laurea e non sapere quanto fa due più due non ha nessuna utilità!!!
E poi ci lamentiamo che è un paese di ignoranti!!!!

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Pier D.
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Pier D. »

cinzia ha scritto: E poi ci lamentiamo che è un paese di ignoranti!!!!
Giusto quest'intervento e ne cito l'ultima parte per esprimere la mia opinione che mi costringe a dar la colpa di tale ignoranza a diversi fattori, primo fra tutti il fatto che uno come Giovanni Gentile non s'è più trovato negli ultimi sessant'anni... bel guaio, tenendo conto che volta e gira la scuola italiana si aggrappa ancora, nelle sue continue e tempestose riforme, allu giutiziu di questo illustre ministro e filosofo.
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Luca Carbone
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Luca Carbone »

Pier D. ha scritto:
cinzia ha scritto: E poi ci lamentiamo che è un paese di ignoranti!!!!
Giusto quest'intervento e ne cito l'ultima parte per esprimere la mia opinione che mi costringe a dar la colpa di tale ignoranza a diversi fattori, primo fra tutti il fatto che uno come Giovanni Gentile non s'è più trovato negli ultimi sessant'anni... bel guaio, tenendo conto che volta e gira la scuola italiana si aggrappa ancora, nelle sue continue e tempestose riforme, allu giutiziu di questo illustre ministro e filosofo.
ma neanche uno come Benedetto Croce :lol: :ugeek:
Apparte le batttute, la riforma fìgentile ha funzionato molto bene per tutto il tempo in cui è stata vigente (fino all'altro ieri); certo è che dalla fine degli anni cinquanta in poi diversi hanno notato che questa andava attualizzata, se non del tutto riformata, ma alla fin fine pochi tentativi sono stati fatti e anche evidentemente poco fruttuosi.
Tutte le cose portano scritto: più in la. (E. Montale)

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Claudio
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da Claudio »

cinzia ha scritto:Purtroppo queste percentuali tenderanno sempre ad aumentare e questi casi di lauree comprate saranno sempre più diffusi, come da anni ormai....Purtroppo le persone non riescono a comprendere che è importante studiare, ma non solo per ottenere una qualifica in più o un titolo prestigioso...io sono sempre stata dell'opinione che è utile studiare per se stessi e basta...per arricchire la propria conoscienza e il proprio sapere che deve essere utile ad ognuno di noi nella vita...avere una laurea e non sapere quanto fa due più due non ha nessuna utilità!!!
E poi ci lamentiamo che è un paese di ignoranti!!!!
Mi sembra l'introduzione al testo di legge per l'abolizione del valore legale della laurea. :D

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cinzia
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Re: Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli at

Messaggio da cinzia »

Claudio ha scritto:
cinzia ha scritto:Purtroppo queste percentuali tenderanno sempre ad aumentare e questi casi di lauree comprate saranno sempre più diffusi, come da anni ormai....Purtroppo le persone non riescono a comprendere che è importante studiare, ma non solo per ottenere una qualifica in più o un titolo prestigioso...io sono sempre stata dell'opinione che è utile studiare per se stessi e basta...per arricchire la propria conoscienza e il proprio sapere che deve essere utile ad ognuno di noi nella vita...avere una laurea e non sapere quanto fa due più due non ha nessuna utilità!!!
E poi ci lamentiamo che è un paese di ignoranti!!!!
Mi sembra l'introduzione al testo di legge per l'abolizione del valore legale della laurea. :D

Lo prendo come un complimeto!!!! :D :D

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