Secondo il il consigliere esecutivo BCE Lorenzo Bini Smaghi non è giusto usare i soldi dei contribuenti per salvare le banche che hanno fatto lauti profitti in passato. Perciò l'intervento pubblico non deve mirare a riacquistare titoli spazzatura delle banche, come nel progetto americano iniziale. Si preferirebbe più che altro intervenire sul capitale come appunto ha fatto una banca belga nello scorso fine settimana.
Per quanto riguarda la situazione Italaina, chi ha un conto corrente, un fondo comune di investimento, mutuo o prestito ha poco da temere. Bisogna innanzitutto non confondere i correntisti bancari con gli azionisti. I primi godono delle tutele più ampie, ed è pressoché trascurabile la possibilità di danni, mentre i secondi, in quanto soci, chiaramente risentono appieno dei cattivi risultati economici dell'azienda.
Proviamo a fare qualche ragionamento sugli effetti di (ipotetiche in Italia, per il momento) difficoltà di una banca.
Parliamo degli effetti diretti (cioè solo quelli relativi al rapporto banca-cliente, non consideriamo le conseguenze di effetti sull'economia di una crisi bancaria)
1) Correntisti
Possiamo dire tranquillamente che i correntisti possono dormire sonni tranquilli, in quanto in caso di fallimento e liquidazione di una banca sono tutelati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Deposti.
Ma soprattutto, l'eventualità di un fallimento di una banca commerciale è piuttosto remota: la strada percorsa è sempre stata quella della vendita forzata ad un altro soggetto (a volte, di fatto, allo Stato), che subentra quindi alla banca in difficoltà come controparte.
2) Anche chi ha un mutuo o un prestito, per gli stessi motivi, rischia poco. Va però evidenziato che in qualche contratto di prestito la banca si riserva la facoltà di chiedere la restituzione immediata dell'intera cifra prestata. L'applicazione di queste clausole è improbabile anche in caso di grosse difficoltà (e l'eventuale legittimità nell'applicazione andrebbe verificata), però se questa clausola è presente, avrebbe senso prepararsi almeno mentalmente un "piano B", per poter restituire il prestito (cioè per farsi prestare i soldi da qualcun altro, in pratica -- chiedo un altro prestito per restituire l'attuale).
Credo che valga come regola generale che non bisogna farsi cogliere di sorpresa da quello che è scritto nei contratti che si è firmato.
3) Azionisti
Chiaramente i soci di un'azienda in difficoltà sono coloro che subiscono in modo più forte le conseguenze di una crisi dell'azienda, e di conseguenza gli azionisti sono quelli più esposti a perdite in queste situazioni: in caso di fallimento di una società, gli azionisti possono perdere anche l'intero capitale versato.
4) Investitori
L'aver sottoscritto un fondo o simili gestito da una banca o una finanziaria in difficoltà non causa necessariamente la perdita del proprio investimento: dipende, fondamentalmente, da che cosa ha in portafoglio il fondo.
Se, per fare un esempio limite, il fondo ha investito in Titoli di Stato, questi non si azzerano certo di valore perché il gestore del fondo entra in crisi.
Chiaramente, in caso di liquidazione del fondo (e di rimborso delle quote) la vendita non viene fatta alle migliori condizioni possibili, e quindi è possibile in questo caso perdere qualcosa, ma si tratta normalmente di una frazione del valore, non dell'intero investimento.
Fonte: www.businessonline.it